Giacomo è tornato sul luogo del delitto, come un anno fa questo ragazzotto dai piedi buoni, venuto dalla gaudente Emilia, tra un esame e l’altro in scienze motorie, ha purgato nel finale la Vecchia cleptomane, che stavolta c’è rimasta davvero male, considerato che siamo al quinto ko consecutivo a Fuorigrotta, certamente un record. A detta loro, hanno abbuscato “a testa alta” convinti che avrebbero meritato di più, che solo la sfortuna e l’ingenuità di un giovine appena entrato per fare legna e menare mazzate, alla seconda presenza in A, hanno negato loro un pari, che per qualche motivo valeva più dello striminzito punticino che avrebbe aggiunto alla classifica, mai così tranquilla per la rubentus, a meno di altre possibili penalizzazioni in arrivo (vecchie care abitudini), quando invece i numeri dicono altro, da quelli immediati, possesso palla e tiri nello specchio, a quelli che contano davvero, ovvero gli XG, con i quali la narrazione dei giornalai in servizio permanente effettivo perde ogni significato.
Dicevamo di Jack, stavolta non una deliziosa volee in mezza girata, ma un volo a planare dopo l’ennesimo rigore calciato che peggio non si poteva dal pallone d’oro africano, evidentemente, per chi lo assegna, citando De Gregori “non è da questi particolare che si giudica un giocatore”, però, santa pazienza, almeno angolarlo un minimo, sennò chiava una cagliosa in mezzo alla porta e prega, ma così proprio non si possono vedere, un volo che sintetizza alla perfezione quello che è mancato al Napoli di quest’anno. Cattiveria e allenamento.
Siamo a pochi minuti dal 90esimo, la juve ha appena pareggiato, la gara è stata dispendiosa, mentalmente e fisicamente, ma ci ributtiamo avanti, alla bene e meglio, Victor di riffa e di raffa, controlla un pallone in area, si dimena, trova il pollo che che gli da un pestone, Mariani fa finta di non vedere, come già successo in almeno un altro paio di occasioni, il VAR lo richiama, conscio che sennò al Maradona ci passava la nottata, ed è calcio di rigore. il nigeriano, come detto, va sul dischetto ma i suoi compagni sono ben lontani dal limite dell’area per la ribattuta, come quando a basket è ai tiri liberi un che ha il 95%, a rimbalzo i suoi manco ci vanno, sono già in difesa, ma qui non è la fiducia a tenerli lontani dalla ribattuta (sarebbe mal riposta) ma un particolare allenamento, specifico per queste situazioni, un maniacale “non lasciare nulla al caso” che ha regalato 2 punti e una nottata con il sorriso stampato a qualche milionata di tifosi in giro per il globo terracqueo. Infatti, quando parte Victor partono anche loro, all’unisono, sicchè sulla corta respinta sono in tre ad arrivare prima dei difensori, e prima di tutti Raspadori, che di sx la mette nel sette.
Questo è mancato per tanti mesi, aldilà dei numerini da mettere sulle lavagnette o dei cambi senza senso, importanti anche loro, ma secondari se mancano la cattiveria di crederci e di buttarsi sulla respinta e l’allenamento dei particolari, anche quelli che sembrano difficili da realizzarsi, ma per ottenere questi risultati, il campo di castel Volturno deve piacerti proprio tanto, di quell’erba devi avere fame, devi voler allenare anche i ragazzini di 13 anni, devi vedere nella prestazione l’obiettivo del tuo lavoro e non il risultato o qualche statistica farlocca.
Ora avanti con la sola squadra piemontese in serie A dopo aver battuto l’unica calabrese.