Saluti e auguri
Ci siamo. Pasqua è arrivata e progressivamente le attività del quotidiano si sono interrotte per le feste in famiglia. A Lussemburgo il CNL si è incontrato per i saluti prefestivi proprio nel giorno della partita con l’Inter. Nel consueto clima familiare del Garer Stuff, la sede del Club, si è versato lo spumante e si è tagliata la pastiera.
Per addolcire momenti che ancora hanno un retrogusto amaro? Dal Club ci assicurano che non è così o, meglio, non è così nelle intenzioni degli organizzatori. È chiaro che un’allegra serata fra amici può sostenere il morale in attesa che passi la nottata. Tuttavia, l’iniziativa del CNL è indipendente dall’attuale andamento della squadra. D’altra parte, essere usciti dal San Siro con un punto in tasca e due negati alla padrona di casa è, già di per sé, un buon dolcificante.
Vedere poi che qualcuno abbia fatto ricorso a mezzucci da bulletto di periferia per tentare di far saltare i nervi agli azzurri ci conforta ulteriormente sul fatto che, a piccoli passi, la squadra stia crescendo e faccia paura.
Digressione sulla correttezza in campo e fuori
Sì, perché, a nostro avviso, l’aspra contesa fra innocentisti e colpevolisti sul caso Juan Jesus – Acerbi dovrebbe essere ricondotta a comportamenti profondamente antisportivi, volti proprio a far saltare i nervi all’interlocutore, all’antagonista. Il razzismo può intervenire, e spesso interviene in queste dinamiche, in quanto è uno strumento che tocca sensibilità esistenziali profonde. Insomma, l’insulto razzista fa saltare i nervi prima. Poca spesa, tanta resa.
Chi scrive era già grandicello quando Materazzi fece saltare i nervi a Zidane recandogli, pare, gli omaggi per la sorella. Il francese ci cascò e giustamente venne sanzionato. Nessuno poté inchiodare Materazzi in merito all’espressione usata, e quindi al comportamento antisportivo, e l’azzurro vinse il mondiale sul terreno di gioco.
Certo, il discorso sul razzismo è urgente e non può essere trascurato. A tale proposito è già abbastanza sconfortante leggere dichiarazioni di chi si professa non razzista perché certi insulti offensivi, riferiti alle origini e ai tratti somatici, per lui non lo sarebbero. È sconfortante perché mette tutti noi davanti allo specchio facendoci riconoscere come fottutamente ipocriti. Mi lavo la faccia, mi abbottono la camicia e lo sporco è lui che osa accusarmi. Io non appartengo al gruppo dei razzisti maleducati e sguaiati: ho anche amici terroncelli.
È sconfortante perché ci fa aprire gli occhi sul fallimento culturale della nostra società che crea per lo più individui incapaci di riflettere sul senso di quello che si fa e si dice.
Per inciso, chi si dichiara a priori non razzista mette in mostra il germe del razzismo stesso, mentre attribuisce un valore di ordine morale a un’etichetta, a un brand, a un gruppo di appartenenza piuttosto che al comportamento di ciascun individuo. In realtà, se è vero che nasciamo tutti non razzisti, cessiamo di esserlo nel momento in cui ci esprimiamo in certi modi. Dovremmo quindi rifiutare il razzismo con le nostre azioni invece che solo a parole.
Per chiudere il pensiero sul caso che ha tenuto banco tutta la settimana, Acerbi non è stato penalizzato. È verosimile che il nerazzurro abbia insultato Juan Jesus con l’intento di provocarlo? Sì, è verosimile, ma il giudice sportivo, nonostante l’evidenza delle dichiarazioni e delle scuse che hanno seguito l’evento, non ritiene di avere elementi per giustificare un’eventuale sanzione. Possiamo dire che Acerbi non sia razzista? Come si diceva sopra, nessuno di noi ha il patentino del non-razzista. Ci definiamo, di volta in volta, con i nostri gesti e con le nostre parole, che questi siano ripresi o no da una telecamera. Chi ha giocato a pallone sa quanto siano frequenti atteggiamenti provocatori sui campi di calcio, a tutte le età. La cosa non perderebbe gravità se la provocazione usata fosse stata diversa da quella denunciata da JJ, poiché rimarrebbe una pratica antisportiva e manipolatoria da condannare sempre. Ben vengano quindi le sanzioni per i non-razzisti che si fanno scappare offese riferite a pigmentazioni varie, come per chi approfitta dell’intimità del campo da gioco per fare facili ironie sulle abitudini dei familiari degli avversari.
A noi preme dire che ognuno dovrebbe trarre insegnamenti generali da questa sporca storia, legati proprio al fatto che episodi di questo tipo sono estremamente ricorrenti. In primo luogo, il razzismo non va sdoganato, sdrammatizzato, banalizzato o ignorato, meno che mai nello sport. Ciò vale a prescindere dalla squadra che si sostiene. Il nostro j’accuse contro i comportamenti antisportivi, insulti e provocazioni a tutti i livelli del calcio dovrebbe essere fermo, deciso e indipendente dal colore della casacca.
Ci duole qui registrare, fra le casacche più silenziose in queste due settimane sul tema dell’antirazzismo, quella di Acerbi e della sua società, peraltro molto loquace quando si è trattato di argomentare con sofismi di bassa lega davanti al giudice sportivo. D’altra parte, la priorità per loro, in questo periodo, era evitare la potenziale squalifica piuttosto che dare testimonianza di civiltà.
L’iniziativa del Club Napoli Lussemburgo
A seguito della decisione del giudice sportivo, il CNL ha voluto prendere posizione non tanto nel merito della sentenza o contro il giocatore interista, quanto nel senso della solidarietà con Juan Jesus e con tutti coloro che subiscono discriminazioni nel mondo del calcio di oggi. Sul sito Facebook del Club sono così apparse le foto dei soci recanti un messaggio che vuole essere a favore della dignità umana e del rispetto, insomma dell’antirazzismo vero.
Il Club Napoli Lussemburgo sempre presente in sede e allo stadio
Neanche le feste pasquali hanno arrestato le frequentazioni del CNL allo stadio. I soci Davide, Gianfranco e Massimiliano Zottola hanno dovuto fare atto di dolorosa presenza stavolta, assistendo all’amaro spettacolo di una squadra che ancora non ha ritrovato sé stessa.
Nel susseguirsi delle comunicazioni dal Maradona, Gianfranco è costretto ad abbandonare il tono disteso d’inizio partita a descrizione del clima atmosferico e umano: „Emozionante l’inginocchiamento dei giocatori del Napoli alla fine dell’inno della Lega Calcio“.
Sul primo gol Gianfranco ci descrive il senso di incredulità regnante al DAM per la dinamica della realizzazione e l’immobilità della difesa nonostante l’azione pasticciata degli attaccanti. Il suo tono si fa via via più mesto con il passare dei minuti di gioco. Ci riferisce dei fischi alla fine del primo tempo e della contestazione delle curve assolutamente insoddisfatte per questa ennesima prestazione disastrosa.
In sede, al Garer Stuff, la delusione è stata altrettanto palpabile fra i pochi rimasti nel Granducato. Tuttavia l’amore per la maglia è un valore primario per i soci, da trasmettere di generazione in generazione. Così, nel pomeriggio uggioso dell’ennesima sconfitta, un sorriso solare e sincero è stato portato dal piccolo Samuel che, in compagnia di mamma Janka e papà Marco, ha fatto il suo debutto al Club.